Crollo discarica La Torre: «Condannate a 16 mesi Chiodi e Rabbuffo»

TERAMO – Un anno e quattro mesi di reclusione per crollo colposo della discarica di contrada La Torre, a Teramo, avvenuta nel 2006: è questa la richiesta avanzata dal pubblico mnistero Stefano Giovagnoni, nel processo che vede imputati, nelle vesti di sindaco e vice sindaco, l’attuale Governatore della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi e il consigliere regionale e caqpogruppo di Fli, Berardo Rabuffo. Sedici mesi di condanna la pubblica accusa li chiede anche per l’ex dirigente regionale del settore rifiuti Massimo Di Giacinto, l’attuale Franco Gerardini e il dirigente comunale Nicola D’Antonio. Richiesta di non luogo a procedere perchè il fatto non costituisce reato, che sono imputati per reati minori, per l’ex predecessore Angelo Sperandio e per gli ex presidenti dell Provincia di Teramo, Claudio Ruffini – oggi consigliere regionale Pd – ed Ernino D’Agostino. Con loro assoluzione richiesta anche per le dirigenti dell’Arta Maria Pia Gramenzi e Daniela Marcozzi Rozzi e l’ex dirigente provinciale Ferdinando Di Sanza. Per gran parte degli imputati cade in prescrizione la contestazione più importante, quella imputata sotto il capo A, ovvero di gestione abusiva della discarica. oso: gli ex presidenti della Provincia Claudio Ruffini ed Ernino D’Agostino, l’ex sindaco Angelo Sperandio, le dirigenti dell’Arta Maria Pia Gramenzi e Maria Daniela Marcozzi Rozzi e l’ex dirigente della Provincia Ferdinando Di Sanza. Nel corso della sua requisitoria di stamattina, durata quasi tre ore, Giovagnoni ha sottolineato come «la politica si è tirata indietro di fronte alle sue responsabiltà nella vicenda del crollo della discarica»: Secondo il Pm, infatti, le avvisaglie di un pesante rischio di tracimazione c’erano state un anno prima, con un piccolo smottamento sottovalutato: «Avrebbero dovuto intervenire – ha aggiunto Giovagnoni – ma la cosa è passata nel dimenticatoio». La discarica cedette bel febbraio 2006 a causa, secondo quanto ricostruito anche dai periti di questo processo, per la non corretta regimazione delle acque piovane, su cui avrebbe concorso anche il percolato e la mancata captazione del biogas: sull’invaso vuoto, inoltre, non sarebbe mai stato effetuato un rilievo topografico. Sull’impianto è stato poi effettuato un intervento di messa in sicurezza. Il processo riprenderà il 25 giugno con le arringhe degli avvocati difensori e, probabilmente, anche la sentenza.